Come di Domenica a Taranto
di Antonio Ottomanelli
con Mario Cucinella, Ubaldo Occhinegro, Mariangela Barbanente
Lunedì 14 settembre, ore 18
Nel Giardino della Triennale, lunedì 14 settembre alle 18 viene presentata la prima tappa di COME DI DOMENICA, articolato progetto di documentazione ideato da Antonio Ottomanelli insieme alla Triennale, che attraversa da Sud a Nord l’Italia dopo la quarantena, indagandone contraddizioni e modelli di sviluppo attraverso il video, la fotografia e una serie di approfondimenti e interviste. Come di Domenica campagna video e fotografica
Il primo incontro, introdotto da Lorenza Bravetta e in dialogo con Matteo Balduzzi, è dedicato a Taranto
Taranto come città al centro della storia industriale italiana dal dopoguerra ad oggi e che rappresenta forse l’esempio più incisivo delle lacerazioni prodotte dal dissidio inconciliabile tra produzione e salute, tra riforma della fabbrica e nuove fonti d’investimento.
Con l’emergenza pandemica, la prospettiva politica che ha orientato la lotta dei movimenti tarantini durante l’ultimo decennio è diventata, improvvisamente, una rivendicazione globale.
In ogni continente cittadine e cittadini si sono mobilitati affinché siano assunte misure per la tutela della salute dei lavoratori, del contesto sociale e dell’ambiente, dimostrando l’urgenza di trasformare le nostre città e i nostri comportamenti.
In questo contesto anche l’architettura e l’urbanistica devono essere ripensate in termini di maggiore autenticità, non in termini di semplice comunicazione e propaganda demagogica.
Durante la serata si discuterà di come sta cambiando il capoluogo pugliese, verso quali economie e quali forme di convivenza si proietta, con l’architetto Mario Cucinella e con l’Assessore ai Lavori Pubblici, Pianificazione Strategica e Innovazione di Taranto Ubaldo Occhinegro.
Per indagare il contesto sociale della città di Taranto sarà ospite Mariangela Barbanente, regista del documentario In viaggio con Cecilia (Italia, 2013) che verrà proiettato durante la serata.
Nell’anno del commissariamento dell’Ilva, il film osserva un paesaggio sociale di disoccupazione di sradicamento, di atomizzazione della classe operaia, della sua coscienza politica, che non riesce più a unificare tutti i fronti di emergenza.